Una notizia passata sotto silenzio: il Dipartimento per il Sud

La Calabria è una terra antica e gloriosa, che con il leggendario Re Italo, diede il nome all’Italia. Da decenni vive una crisi profonda: disoccupazione altissima, giovani costretti a emigrare, infrastrutture inadeguate, nuove povertà che avanzano. Le nostre regioni meridionali si svuotano lentamente. In questo quadro arriva una novità importante. Con l’approvazione definitiva alla Camera del Decreto-legge n. 116/2025, è stato istituito il Dipartimento per il Sud presso la Presidenza del Consiglio. Un segnale politico che punta a mettere il Mezzogiorno, e in particolare la Calabria, al centro delle politiche nazionali.

Il decreto prevede anche la soppressione della Struttura di missione Zes, le Zone Economiche Speciali, con il trasferimento di risorse e personale al nuovo Dipartimento. 

La Calabria è oggi una delle regioni più povere d’EuropaLa disoccupazione giovanile supera il 37% (contro il 19% nazionale) e il tasso di attività è fermo al 52%. Le donne restano escluse dal mercato del lavoro più che altrove. Negli ultimi vent’anni oltre 162. 000 giovani tra i 18 e i 34 anni hanno lasciato la regione, il 32,4% in meno di quella fascia di popolazione. Interi paesi si svuotano, le imprese agricole faticano a trovare manodopera, le comunità diventano più vecchie e fragili.

Accanto allo spopolamento, cresce il fenomeno dei nuovi poveri: lavoratori precari o in nero, famiglie monoreddito, centri dell’interno e zone rurali senza servizi. La Calabria rischia di trasformarsi in un territorio relegato ai margini dello sviluppo nazionale ed europeo.

Il nuovo Dipartimento potrebbe segnare una svolta. Per la prima volta, il Sud avrà una struttura direttamente collegata alla Presidenza del Consiglio, con il compito di coordinare le politiche economiche, infrastrutturali e sociali. Un’opportunità per superare la frammentazione del passato e costruire una visione integrata per il Mezzogiorno.

Ma la sfida è enorme. Senza risorse certe, personale qualificato, autonomia reale e un dialogo costante con i territori, il rischio concreto è che tutto si riduca a un nuovo carrozzone burocratico, incapace di incidere davvero. Il Pd ha criticato duramente il provvedimento, definendolo “un’occasione storica sprecata” e denunciando la mancanza di fondi e di collaborazione istituzionale.

Alla guida del Dipartimento c’è Luigi Sbarra, sottosegretario con delega al Sud e originario della Locride. Ex segretario generale della Cisl, quindi esperto del dialogo e della concertazione con istituzioni e imprese. «Il mio impegno sarà totale per rafforzare i processi di sviluppo e crescita del Sud», ha dichiarato, ribadendo che la rinascita del Mezzogiorno è una condizione necessaria per un’Italia più forte ed equa. Il futuro della Calabria è oggi più che mai in bilico. La nascita del Dipartimento per il Sud apre una finestra di opportunità, ma tutto dipenderà dalla capacità di tradurre le parole in fatti, di trasformare le promesse in progetti concreti. Serviranno monitoraggi costanti, fondi certi, investimenti mirati. È in gioco il destino di un’intera area del Paese che non può più permettersi di restare indietro. Perché senza il Sud, l’Italia non ha futuro. I c.d. “Governatori” eletti nelle regioni del Sud, al di là della loro ideologia politica, dovrebbero “fare rete” promuovendo un’autentica politica di collaborazione, coinvolgendo le forze sane della società meridionale, le Università, i centri di ricerca, gli intellettuali, per costringere il governo nazionale ad affrontare seriamente la questione meridionale. Il Dipartimento per il Sud non deve diventare il solito carrozzone burocratico dove sistemare i politici “sconfitti alle elezioni” o rappresentare l’ennesima occasione sprecata. Con adeguate risorse a disposizione ma spese   in progetti seri dovrebbe rappresentare invece lo stimolo per ripensare un modello di sviluppo che riporti il Sud al centro dell’attenzione dell’Europa e del Mediterraneo.