Il sentiero della discordia

 

Da   tempo immemorabile gli abitanti di Sala, per svolgere diverse faccende, ma anche per partecipare alle funzioni religiose e trasportare i loro defunti, che trovavano sepoltura all’interno della chiesa parrocchiale di Cannavò cui appartenevano, percorrevano una vecchia mulattiera che in brevissimo tempo li collegava a quel villaggio, anche se spesso a causa delle piene invernali, arrivati in prossimità della fiumara, ciò diventava difficoltoso.

Quella strada vicinale, che attraversava diversi terreni privati, i cui proprietari avevano consapevolmente tollerato il libero transito, era sicuramente soggetta ad un regime di uso pubblico, come attestato da un documento datato 20 agosto 1889, e poteva essere utilizzata dalla collettività per scopi di interesse generale, con il comune di Cataforio che concorreva alle spese di manutenzione tramite dei cantonieri.

Sul finire dell’Ottocento, accadde però che un pezzo di terra, appartenente a Giovani Crisarà venne ceduto ai signori Aricò e Pellicone e i due cominciarono a creare problemi, cercando di impedire con ogni mezzo il passaggio di persone e bestie da soma, ostruendo con delle pietre e modificando “ora in un punto ora in un altro” l’antico tracciato.  

Allo sbocco, nel torrente Cannavò, avevano messo persino un cancello deviando così la strada nel limitrofo terreno dell’Avv. Agostino Casile, il quale, a sua volta si era opposto al passaggio degli abitanti di Sala e di Placa. Incominciarono così i reclami e le proteste da parte della popolazione, con la richiesta anche del sopralluogo di un ingegnere per le opportune verifiche.

“Onde evitare nuovi inconvenienti e far giustizia a questi naturali, i quali si videro troncato quasi ogni mezzo di circolazione” il comune di Cataforio, guidato dal sindaco Carmelo Mezzatesta, dal quale dipendevano amministrativamente le contrade sopra menzionate, fu costretto ad intervenire sulla questione ed in lettera inviata al Prefetto si sospettava addirittura che il recente omicidio di Domenico Morabito avesse avuto relazione con l’interruzione di tale sentiero.

Con la negazione forzata di questa “servitù di passaggio” per evitare spiacevoli inconvenienti quei “naturali” erano adesso obbligati a percorrere un tratto della rotabile Mosorrofa-San Sperato, realizzata qualche anno prima, quindi deviare fino a Riparo, e giunti nell’abitato di tal nome appartenente al comune di Reggio, risalire per oltre un quarto d’ora lungo il letto del torrente Cannavò.  

I proprietari supportati dall’ Avv. Casile ribattevano che questo percorso alternativo, avesse invece una distanza piuttosto breve e che il passaggio nei loro fondi non era mai servito ad uso pubblico, ma esclusivamente a quello privato del Sindaco Mezzatesta che lo utilizzava per raggiungere più facilmente le proprietà e soprattutto per il vantaggio di una sua fornace dalla quale con maggiore comodità si sarebbero “smerciate” tegole e mattoni. 

Il sindaco, abbastanza irritato da quelle insinuazioni, dopo aver fatto redìgere un verbale di contravvenzione da parte di un agente municipale, intimò ai due proprietari di riaprire immediatamente il passaggio “al pubblico transito”, ma essi si rifiutarono categoricamente e il 6 novembre del 1891 fecero annullare la delibera, affermando che tale interruzione fosse avvenuta accidentalmente senza l’intervento della mano dell’uomo.  

Fatto sta che il tratto di strada che attraversava la loro proprietà non venne liberato da muri a secco ed altri ostacoli. Lo farà invece un cantoniere, nonché colono del Mezzatesta, il quale per conto del comune di Cataforio, in meno di mezza giornata di lavoro, demolirà il tutto, ripristinando il tracciato ostruito.